L’India in tutti i “sensi”

L’India … Esperienza indimenticabile …

É un ricordo che rimarrà indelebile nella mia mente per le emozioni che ho provato.
Non ci sono vie di mezzo: o la si ama o la si odia. Non a caso Tiziano Terzani nel suo libro “un altro giro di giostra” diceva

L’India, a meno di odiarla al primo impatto, induce presto questa esaltazione: fa sentire ognuno parte del creato. In India non ci si sente mai soli, mai completamente separati dal resto. E qui sta il suo fascino”.

Ed é vero: l’India coinvolge tutti i nostri sensi sia in positivo che in negativo.

L’udito è il primo senso che viene assalito non appena scendiamo dall’aereo e ci dirigiamo all’uscita dell’aeroporto. Un rumore assordante ci travolge perché il traffico, accompagnato dal suono continuo dei clacson, è costante giorno e notte.

Ci siamo appena abituati al rumore assordante che un altro senso viene messo a dura prova, specie se ci troviamo coinvolti nei festeggiamenti dell’Holi Festival: il tatto. Centinaia di mani coloratissime ci toccano il viso, le braccia … ovunque per augurarci un “Happy Holi!”.

Questa festa simboleggia la vittoria del bene sul male, l’addio all’inverno e l’arrivo della primavera. E’ una giornata di puro divertimento in cui si dimenticano i dolori e si dimenticano le rigide strutture sociali per cui ricchi e poveri, uomini e donne, vecchi e giovani festeggiano insieme gettandosi addosso polveri colorate.

… mani rosse, mani verdi, mani gialle, mani blu … è un continuo toccarsi …

 

Ma Tiziano Terzani diceva … l’India assale, prende alla gola, allo stomaco, ed è vero.

Anche l’olfatto è messo a dura prova perché l’India è spesso maleodorante per la presenza di fogne a cielo aperto che scorrono ai lati delle strade mentre le carreggiate sono spesso invase dallo sterco di vacca, “materiale” molto prezioso perché, una volta essiccato, viene compattato e raccolto a mano per essere poi utilizzato come combustibile, molto ecologico ma poco gradevole per il nostro naso. Un motivo per odiarla.

Ma l’altra faccia della medaglia è il profumo d’incenso in prossimità dei templi e delle spezie che diffondono nell’aria i loro aromi che si miscelano con l’odore del cibo che i tanti venditori di strada ci offrono al passaggio.

Ho avuto il “coraggio” di assaggiare alcune pietanze indiane, vincendo il timore di essere contagiata da qualche “virus” ed il mio palato ha potuto sperimentare una gran quantità di sapori a me sconosciuti per il gran numero di spezie usate in cucina e questi sapori e questi odori hanno il potere di riportarmi alla mente, ogni volta che li percepisco, i ricordi di questo viaggio … come le madeleine di Proust.

Ma ciò che colpisce di più in India sono i colori.

La mia vista è rimasta abbagliata da questi colori accesi soprattutto in occasione dei festeggiamenti dell’holi festival dove, per strada, è un tripudio di contenitori di polveri colorate, dal giallo dello zenzero, all’arancione dello zafferano, al blu, al turchese. Polveri che per festeggiare la fine dell’inverno la gente si getta addosso e per strada si vedono nuvole coloratissime che avvolgono tutto ciò che incontrano.

La vista è abbagliata dall’enorme quantità di colori, dai muri delle case, alle vesti delle donne, bellissime, che contrastano con quelle degli uomini, vestiti soprattutto di bianco, di stracci bianchi avvolti intorno al corpo.

“Questa enorme folla vestita praticamente di asciugamani, spirava un senso di miseria, di indigenza indicibile, pareva che tutti fossero appena scampati a un terremoto, e, felici per esserne sopravvissuti, si accontentassero dei pochi stracci”.

Pier Paolo Pasolini – “L’odore dell’India”

 

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