Cuore di Edmondo De Amicis

Torino, anno scolastico 1881-1882. Enrico, giovane studente di terza elementare, tiene un diario su cui riversa le sue esperienze ed i suoi pensieri riguardo la scuola, da cui traspare l’ammirazione nei confronti del maestro che si rivela un vero maestro di vita. Ma nel diario c’è posto pure per ciò che avviene fuori dalle aule, per i teneri rimbrotti e gli importanti insegnamenti del padre, che spesso corregge ed educa il figlio mediante annotazioni sul diario del bambino, i dolci stimoli della madre, la descrizione del modo di vivere dell’epoca.

Il padre e l’insegnante diventano i punti cardine per la crescita e l’educazione del bambino.

Il maestro, con lo scopo di infondere negli alunni certi valori, forse ormai persi, con esempi facilmente comprensibili, un po’ come nelle parabole, assegna periodicamente la lettura di un “racconto mensile” su avvincenti storie di ragazzi, come loro, che avevano compiuto gesti nobili verso la patria o la famiglia di cui ricordavo perfettamente i titoli “La piccola vedetta lombarda”, “Dagli appennini alle Ande”, “Il piccolo scrivano fiorentino”, “Il tamburino sardo”, forse retaggio delle letture ai tempi della mia scuola elementare, ed il mio pensiero è andato alla mia maestra che ancora oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, ricordo ancora con grande affetto ed immensa gratitudine per avermi insegnato il rispetto e la tolleranza ma, soprattutto, ad amare la lettura. Non a caso mia madre l’ha sempre definita una maestra “da libro cuore” ed ora so perché.

Ma negli insegnamenti del maestro è evidente anche lo scopo di favorire l’integrazione tra le varie parti d’Italia sia da un punto di vista politico che culturale e l’arrivo di un bambino dalla Calabria e il suo inserimento in un contesto completamente diverso da quello in cui è nato è lo spunto per favorire un confronto. E posso paragonare questo episodio con la mia situazione da immigrata che, tornando da alcuni anni trascorsi in Tunisia dove avevo iniziato a frequentare, a sei anni, una scuola francese e, tornata in Italia, mi sentivo quasi straniera per l’assoluta incapacità di scrivere e leggere in italiano, pur essendo madrelingua. In questo frangente la mia maestra è stata capace di farmi sentire parte del gruppo di alunne già consolidato che mi ha accolta con entusiasmo e curiosità all’inizio del secondo anno scolastico.

Recentemente questo libro mi è capitato tra le mani e, anche se non ricordo di averlo letto ai tempi in cui frequentavo la scuola elementare (fine anni ’60), ho assaporato ogni racconto perchè ogni pagina trasmette dei valori che oggi in certe famiglie mancano, il rispetto nei confronti degli insegnanti, soprattutto.

Amicizia, rispetto, amore, integrazione, riconoscenza, coraggio, patriottismo, generosità sono alla base di un libro che tutti dovrebbero leggere e, perché no, anche rileggere indifferentemente dall’età anagrafica.

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