La camera azzurra – Georges Simenon

È il primo libro di Simenon che leggo. Devo confessare che mi sono persa molto. La grande risonanza del commissario Maigret, i film visti e rivisti, mi avevano fatto supporre di “sapere” tutto del suo autore. Niente di più sbagliato! A parte la figura di uno dei Commissari più famosi della letteratura, che per me era Gino Cervi, delle trame dei film non mi rimane nulla se non una vaga sensazione di lentezza di quei film in bianco e nero. Poi mi è capitato per le mani “La camera azzurra” e ho iniziato a leggerlo.

Il mio primo libro di Simenon, breve ma intenso, bellissimo. È la storia di Andrée e Tony. 

Tony Falcone è uno straniero, tollerato dalla popolazione che ha nei suoi confronti un atteggiamento diffidente perché gli stranieri sono diversi, sono strani, stranieri, appunto. Tuttavia è riuscito ad avviare un’attività che gli permette di vivere una vita dignitosa, insieme a sua moglie Gisèle e sua figlia Marianne. Una vita tutto sommato normale, che esce fuori dai propri binari una volta al mese, nella camera azzurra: una stanza dell’albergo di suo fratello nella quale incontra Andrée, sua vecchia compagna di scuola, anche lei sposata. Sono amanti clandestini ma il rapporto è vissuto in maniera diversa dai due: Tony vive l’avventura extraconiugale godendo del momento ma senza pensare a intaccare la sua vita familiare. Andrée non la pensa così. Lei è completamente presa nel vortice della passione tanto da considerare un futuro di coppia.

«Ti piacerebbe passare con me il resto della tua vita?»

Lei lo ripete quasi ossessivamente ma è anche consapevole che ci sono degli ostacoli rappresentati dai rispettivi coniugi.

Simenon evidenzia con drammaticità il diverso piano sul quale si muovono i personaggi. Lui e lei parlano lingue diverse. Lui, per non rischiare di essere colto in flagrante, fugge. Lei persevera e continua a portare avanti il suo progetto inviandogli lettere che lui riceve con angoscia, con paura. 

Così senza compiere, apparentemente, alcuna scelta, si può essere travolti da un vortice con conseguenze drammatiche. Per liberarsi sarebbe necessario compiere un atto di volontà e di coraggio. Invece Tony si lascia scivolare passivamente la vita addosso. E quando riapre gli occhi, è troppo tardi. È già il momento degli interrogatori davanti a un giudice, delle domande alla propria coscienza, dei ripensamenti. Il finale spiazza e fa riflettere su come una vita tranquilla possa essere distrutta dalla volontà e dalla tenacia di una sorta di “mantide religiosa” e su come sia facile annientare un essere umano.

Questo atteggiamento passivo di Tony mi ha ricordato molto Meursault, il protagonista maschile dello “Straniero” di Camus che vive la sua esperienza da imputato in maniera simile.Che bella scoperta Simenon! Solo ora scopro che non è solo Maigret ma è anche altro e quando un libro riesce a catturarti fino alla fine, quel libro, per me, merita di essere considerato un capolavoro.

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