Storia di Iqbal – Francesco D’Adamo

  • SPOILER –

Ogni giorno in Pakistan più di 7.000.000 di bambini si alzano prima dell’alba, al buio. Lavoreranno fino a sera. Tessono tappeti, cuociono mattoni, zappano nei campi, scendono nei cunicoli delle miniere. Non giocano, non corrono, non gridano, Non ridono mai. Sono schiavi e portano la catena al piede…

…Fino a quando ci sarà nel mondo un bambino privato della sua infanzia, picchiato, violato, nessuno potrà dire: non mi riguarda. Non è vero riguarda anche voi. E non è vero che non c’è speranza.

Pakistan, inizi anni ‘90. Iqbal Masih, in cambio di un prestito di 26 dollari contratto dalla sua famiglia contadina ridotta in miseria, è ceduto a un commerciante di tappeti e costretto a lavorare incatenato al telaio per una rupia al giorno fino all’estinzione del debito (che non arriverà mai). Come lui anche altri bambini che condividono la sua sorte. Ma Iqbal troverà la forza di ribellarsi a questa situazione, nonostante le punizioni esemplari inflittegli dal padrone dopo un tentativo di fuga.

Ritenterà ancora una volta la fuga e questa volta riuscirà nel suo intento. Denuncerà e farà arrestare il suo padrone ed entrerà a far parte del Fronte per la Liberazione dal Lavoro Minorile sedotto dalle parole di Eshan Khan che dedicava la sua vita a liberare i bambini schiavi:

Più bambini riusciamo a liberare, più sfruttatori denunciamo, più cercheranno di ridurci al silenzio. Perché è della nostra voce che hanno paura. Loro si ingrassano nel silenzio e nell’ignoranza.

Ma a Iqbal non importa e acquisisce fama internazionale diventando il simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile. 

Il giorno di Pasqua del 1995, nel primo pomeriggio, scoppiò un temporale mentre Iqbal stava risalendo il viottolo per tornare a casa, in piedi sui pedali della bici per vincere la resistenza della salita. Aveva i capelli fradici negli occhi e la maglietta che sbatteva al vento. Sulla strada, all’imbocco del villaggio, comparve un’automobile grande e nera, sconosciuta e sembrava che non ci fosse nessuno dentro. Quando Iqbal passò accanto all’automobile il vetro del finestrino si abbassò piano piano e poi ci furono tre vampe di fuoco e, prima che accorresse qualcuno, l’automobile nera non c’era più, era sparita senza lasciare tracce nel fango. Solo l’acqua sotto il corpo di Iqbal si era tinta di rosso.

Iqbal aveva solo 13 anni. Gli esecutori e i mandanti del suo omicidio non sono mai stati scoperti. Iqbal è stato ucciso dalla mafia dei tappeti, troppo scomodo per continuare a vivere.

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