Mille splendidi soli – Khaled Hosseini

Nel 1996 l’Afganistan è passato sotto il controllo dei talebani che hanno imposto delle leggi restrittive delle libertà della popolazione ma soprattutto di quella delle donne.

È proibito danzare.

È proibito giocare a carte, giocare a scacchi, giocare d’azzardo e far volare acquiloni.

È proibito cantare.

È proibito scrivere libri, guardare film e dipingere.

Tutti gli uomini devono portare la barba.

Tutti i ragazzi devono portare il turbante.

Donne, ATTENZIONE:

Dovete stare a casa a qualsiasi ora del giorno.

Non è decoroso per una donna vagare oziosamente per le strade. Se uscite, dovete essere accompagnate da un mahram, un parente di sesso maschile. La donna che verrà sorpresa da sola per la strada sarà bastonata e rispedita a casa.

Non dovete mostrare il volto in nessuna circostanza. Quando uscite dovete indossare il burqa, altrimenti verrete duramente percosse.

Sono proibiti i cosmetici.

Sono proibiti i gioielli.

Non dovete indossare abiti attraenti.

Non dovete parlare se non per rispondere.

Non dovete guardare negli occhi gli uomini.

Non dovete ridere in pubblico.

Non dovete dipingere le unghie. In caso contrario vi sarà tagliato un dito.

Alle ragazze è proibito frequentare la scuola.

Alle donne è proibito lavorare.

La storia è ambientata in Afganistan e le protagoniste sono due donne, Mariam e Layla, molto diverse tra loro ma le cui vite saranno unite dalla guerra e da un uomo, Rashid.

Mariam è una “harami”, una “bastarda” che ha un rapporto stretto con il padre e un rapporto più complicato con la madre che le ricorda che è figlia illegittima e che l’unica cosa che deve apprendere è la sopportazione e quindi ritiene inutile mandarla a scuola, essendo già segnato il suo destino.

Layla, invece, è una bambina bella e istruita che ha un bel rapporto con entrambi i genitori che le hanno consentito di andare a scuola e, quindi, di emanciparsi.

Mariam, morta la madre, ormai quindicenne, verrà costretta da suo padre, e dalle sue tre mogli, a sposare Rashid, un uomo molto più grande di lei e violento che le impone di indossare il burqa quando esce di casa. Dopo il matrimonio la sua vita cambia: una serie di gravidanze non portate a termine, violenze domestiche, annullamento della sua persona. 

Nel frattempo la situazione in Afganistan precipita. 

L’esplosione di un razzo che le distruggerà la casa priverà Layla dei genitori e da quel momento la sua vita cambierà. Si ritroverà costretta, per sopravvivere, a diventare la seconda moglie di Rashid, molto più anziano di lei, e da quel momento la sua vita diventerà un inferno anche per l’ostilità iniziale dell’altra moglie di Rashid, Mariam. Ma sulle violenze domestiche, alla fine, prevarrà la solidarietà femminile e le due donne, finite le ostilità inizieranno a sostenersi a vicenda trovando una forza insospettabile dentro di loro.

Ho finito di rileggere questo libro una settimana prima degli eventi tragici che stanno sconvolgendo l’Afganistan e non avrei mai immaginato che sarebbe diventato, a distanza di 20 anni, di terribile attualità.

È un libro che non lascia indifferenti di fronte alla constatazione di quanto sia difficile essere donna in un simile contesto, e Hosseini riesce a far vivere al lettore le emozioni provate dalle protagoniste e suscitare sentimenti contrastanti: rabbia, desiderio di giustizia, solidarietà. Ma anche speranza in un futuro migliore.

Uno dei pochi libri che mi ha fatto commuovere fino alle lacrime. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *