BIO

“Quando avevo 5 anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita.
Quando andai a scuola mi chiesero cosa volessi essere da grande.
Scrissi “felice”.
Mi dissero che non avevo capito il compito ed io dissi loro che non avevano capito la vita.”

John Lennon

Sono nata a Roma nel 1958 ed ho cominciato a viaggiare prima ancora di imparare a camminare. A causa del lavoro affascinante di mio padre, agronomo consulente F.A.O., mi sono trasferita all’estero due volte, prima in Grecia, dove ho mosso i primi passi e balbettato le prime parole, anche in greco. A tre anni mi ero integrata nel mio nuovo mondo al punto tale che i miei genitori per capire ciò che dicevo, spesso, dovevano ricorrere all’uso dell’interprete.

Dopo un breve ritorno a Roma, altro trasferimento all’estero, questa volta in Tunisia dove ho frequentato una scuola elementare francese.

Il rientro a Roma, nel 1968, dopo 4 anni indimenticabili, è stato traumatico. Avevo lasciato il cuore a Tunisi e i miei amici d’infanzia. A nove anni avrei dovuto frequentare la quarta elementare ma all’epoca, forse, la scuola era più seria ed io, pur essendo italiana, di madre lingua italiana, non sapendo né leggere e né scrivere in italiano, avrei dovuto iniziare dalla prima ma mi fu concesso di entrare in seconda elementare a condizione che se non avessi recuperato in tempo mi avrebbero retrocessa in prima. Ovviamente, il mio recupero fu rapido ed io rimasi in seconda, in ritardo di due anni rispetto alle mie compagne che, tuttavia, mi accolsero come una “rarità” dato che parlavo francese. Essendo ormai avvezza a cambiare città, lingua, amici, non ho tardato ad integrarmi nel mio nuovo ambiente.

Ma le esperienze in mondi diversi dal nostro ed i racconti di mio padre di ritorno dai numerosi viaggi di lavoro nei paesi in via di sviluppo hanno alimentato la mia fantasia e la mia voglia di viaggiare.

Terminati i miei studi in Italia conseguendo una maturità scientifica ed un diploma di interprete-traduttrice di francese alla “Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori” di Bari la mia vita ha preso una strada diversa da ciò che avevo progettato per il mio futuro.

Ho iniziato a lavorare quasi per gioco, senza un contratto a tempo pieno, in una società di ingegneria con sede principale a Torino ma con una “succursale” a Bari e, dopo nemmeno un anno, alla proposta di trasferirmi a Roma per essere assunta a tempo indeterminato nella nuova sede, ancora in allestimento, di Roma non ci ho pensato per più di cinque minuti ed ho accettato immediatamente tanta era la mia voglia di tornare a Roma, città che mi era rimasta nel cuore. Non ho pensato minimamente che, all’inizio, mi sarei sentita terribilmente sola nonostante avessi degli zii e dei cugini a Roma, che mi sarebbe mancata la mia famiglia, che le mie amicizie d’infanzia avevano preso altre strade, ma ho stretto i denti e sono andata avanti. Roma era nel mio cuore e ce l’avrei fatta.

Non ho impiegato molto a ricostruirmi una vita, fare delle nuove amicizie, forse aiutata anche dal fatto che i miei continui trasferimenti mi avevano, in un certo senso, abituata a ricominciare ogni volta. Ma la nuova condizione di lavoratrice dipendente mi stava un po’ stretta perché nella società di ingegneria dove lavoravo non avevo più tempo libero da dedicare ai miei interessi. Spesso gli orari erano talmente massacranti che tornavo a casa per dormire per poi ritornare al lavoro, spesso anche la domenica. Non ce l’ho fatta e, dopo soli tre anni, ho avuto la fortuna di poter cambiare perché assunta in un’altra Società di Ingegneria, più importante, ma più lontana da casa, che in una città come Roma non è un fattore da sottovalutare. Ben presto anche lì i ritmi di lavoro sono diventati massacranti e, nonostante la mia resistenza, dopo 5 anni (era il 1993) anch’io sono stata vittima del ciclone “mani pulite” e sono stata messa in cassa integrazione.

Dopo due anni, durante i quali mi sono sposata ed è nato il mio primogenito, in qualità di Cassaintegrata, sono stata ricollocata come lavoratrice socialmente utile per lavorare nella Pubblica Amministrazione per essere, poi assunta da una Società per svolgere lo stesso lavoro per conto del Comune di Roma. I ritmi di lavoro erano meno massacranti rispetto alle mie precedenti esperienze perché non ero costretta a straordinari folli e il rispetto dell’orario di lavoro mi consentiva di poter usufruire di più tempo da dedicare alla mia famiglia, che nel frattempo era cresciuta per l’arrivo del mio secondo figlio, e ai miei interessi.

Attualmente, dopo più di 32 anni di lavoro (monotono, sottopagato, sottoinquadrato e privo di stimoli) svolto con onestà, impegno e professionalità mi sono chiesta se fossi soddisfatta di questa mia vita lavorativa e la mia risposta è stata: Assolutamente no! Così ho deciso di riprendere in mano la mia vita e di dedicarmi alla cose che mi interessano di più e che mi rendono felice: riprendere a viaggiare a fare fotografie e a scrivere.