LA PELLE – CURZIO MALAPARTE

I ottobre 1943. Gli alleati americani sono appena sbarcati a Napoli per liberarla dagli oppressori. Napoli è una città distrutta, messa in ginocchio, non solo “fisicamente” ma anche moralmente. E quel giorno rimane

una data memorabile nella storia di Napoli perché segna l’inizio della liberazione dell’Italia e dell’Europa dall’angoscia, dalla vergogna e dalle sofferenze della schiavitù e della guerra e perché, proprio in quel giorno, scoppiò la terribile peste…

una peste morale, quella che, di fronte alla libertà finalmente conquistata, spinge i napoletani a mettere in vendita tutto, persino i loro corpi e quelli delle proprie mogli, figlie, madri, persino dei bambini per approfittare del denaro dei soldati americani.

Prima della liberazione avevamo lottato e sofferto per non morire. Ora lottavamo e soffrivamo per vivere.

C’è una profonda differenza tra la lotta per non morire e la lotta per vivere. È la lotta contro la fame. È la lotta per un tozzo di pane, per un po’ di fuoco.

Per un tozzo di pane ciascuno di noi è pronto a vendere la propria moglie, le proprie figlie, a vendere i fratelli e gli amici.

È una cosa umiliante, orribile, è una necessità vergognosa lottare per vivere. Soltanto per vivere. Soltanto per salvare la propria pelle

Il romanzo, pubblicato prima in Francia nel 1949, in francese, doveva intitolarsi, nelle intenzioni dell’autore, La peste, ma siccome Camus, nel frattempo, l’aveva preceduto pubblicando nel 1947 il suo La peste, Malaparte sceglie il titolo “La pelle” perchè è per “salvare la pelle” che gli Italiani liberati dal giogo nazifascista si ammalano di peste.

Curzio Malaparte è il protagonista del romanzo. Nominato Ufficiale di collegamento tra il Corpo Italiano di Liberazione e l’esercito alleato, ne “La pelle” racconta in prima persona il suo soggiorno a Napoli e poi l’avanzata a Roma, a Firenze, a Milano (dove arriva quando il cadavere di Mussolini è ancora esposto in piazzale Loreto) e infine di nuovo a Napoli, al seguito degli Alleati fra il ‘43 e il ‘44. 

È un romanzo duro, crudo e certe pagine descrivono episodi che colpiscono come un pugno nello stomaco che ti fa mancare il fiato. Tra tanti episodi, mi ha particolarmente colpito il racconto raccapricciante su Febo, il cane dell’autore sottoposto a crudeltà inaudite, che non dimenticherò facilmente. Ma ci sono nel libro anche episodi di pedofilia, di orge omosessuali e anche di cannibalismo. Un degrado morale a tutti i livelli, sia da parte dei vinti che dei vincitori.

La libertà costa caro. Molto più caro della schiavitù. E non si paga né con l’oro né col sangue né con i più nobili sacrifici ma con la vigliaccheria, la prostituzione, il tradimento, con tutto il marciume dell’animo umano

Ma se nel comportamento della popolazione, in questo loro cedere a un ricatto che toglie ogni dignità, c’è la giustificazione del bisogno primario di riempire stomaci vuoti, nei vincitori invece c’è la frenesia di dimostrate la loro potenza economica. Anche loro, i vincitori, annullano la propria dignità, ma poiché non rispondono in questo alla necessità di soddisfare esigenze primarie, in fin dei conti sono i peggiori. 

A trionfare è solo il Male, è il trionfo della morte dell’uomo, schiacciato dalla guerra. 

“ Perché non siete rimasti a casa vostra? Nessuno vi ha chiamati..” 

l’autore è molto critico nei confronti degli americani che, volendo portare la “civilizzazione” insieme alla liberazione delle popolazioni europee, ritenendosi migliori degli altri, in realtà sono i portatori della peste che pervade tutta l’Europa. 

A tutta questa desolazione si sovrappone l’eruzione del Vesuvio, avvenuta il 18 marzo 1944, che appare come forza catartica che lava via la peste, quasi una rinascita dalla distruzione, un segno di speranza. 

Viene da chiedersi, alla fine, se quello che Malaparte racconta sia vero. La risposta ce la dà l’autore stesso nel libro 

“Non ha alcuna importanza se quel che Malaparte racconta è vero o falso. La questione da porsi è un’altra: se quel ch’egli fa è arte o no”. 

Nel 1981 è uscito il film di Liliana Cavani tratto dal libro in cui Marcello Mastroianni veste i panni di Malaparte.

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